Papa Francesco ha così salutato i partecipanti:
“Il tema della natalità rappresenta una vera e propria emergenza sociale.
Non è immediatamente percepibile, come altri problemi che occupano la cronaca, ma è molto urgente: nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti; l’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire.
I numeri dicono che in Italia nel 2021 ci sono state meno di 400.000 nascite, numeri che non si vedevano così bassi dalla seconda guerra mondiale.
E di certo la pandemia non ha aiutato.
Vi saluto con affetto, dispiaciuto di non poter essere tra di voi fisicamente quest’anno.
Ma seguirò con attenzione i vostri lavori.
C’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente.
E’ quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo.
Molti giovani faticano a concretizzare il loro sogno familiare.
E allora si abbassa l’asticella del desiderio e ci si accontenta di surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero…
La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare.
Questa è una nuova povertà che mi spaventa.
E’ la povertà generativa di chi fa lo sconto al desiderio di felicità che ha nel cuore, di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande.
Sì, è una povertà tragica, perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande:
mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta.
Non vedere il problema della denatalità – avverte – è un atteggiamento miope; è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti.
E’ girarsi dall’altra parte, pensando che i problemi siano sempre troppo complessi e che non si possa fare nulla.
E’, in una parola, arrendersi.
Per questo mi piace il titolo del vostro evento: “Si può fare”.
Si può fare vuol dire non accettare passivamente che le cose non possano cambiare.
Auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia.
Penso a voi e mi piace vedere come il tema della natalità sia in grado di unire, non di dividere.
Imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita.
I dati, le previsioni, i numeri sono ormai noti a tutti: serve concretezza.
E’ il momento di dare risposte reali alle famiglie e ai giovani: la speranza non può e non deve morire di attesa.
Chiedo a Dio di benedire il vostro impegno.
Vi sono vicino e faccio il tifo per voi, perché insieme si possa invertire la rotta di questo freddo inverno demografico”.