
4. Il magistero sulla pace: I diritti dell’uomo
Per dare concretezza all’ideale della pace nella nostra stagione storica sembra particolarmente indicato il concetto dei diritti dell’uomo.
In questo terreno possono incontrarsi sia il messaggio evangelico, come pure l’esperienza morale degli uomini di buona volontà, provenienti dalle aree culturali, religiose, ideologiche più diverse.
Già nell’enciclica “Pacem in Terris” del 1963 Papa Giovanni definisce il contenuto della vera pace, dell’ordine voluto da Dio per l’umanità, proprio tramite i diritti umani.
Questi sono pure la base fondante l’ONU stesso, il punto di convergenza fra rappresentanti di popoli, di storia e di culture diverse.
È su questo tema che sono basati gli accordi di Helsinki, tema che si presenta oggi come vero incontro transculturale e transideologico della famiglia umana.
È innegabile che all’interno dei diritti umani si trovino tutti i contenuti dell’ideale cristiano di pace e ciò è un segno dei tempi, un richiamo dello Spirito, da non mancare assolutamente, perché capace di unire le aree più disparate e aiutare la Chiesa a meglio capire e servire il suo stesso annuncio di pace.
Il problema dei diritti umani ha una storia lunga e tormentata che testimonia il faticoso cammino, mai finito, della riflessione umana sulla convivenza, sul potere, sulla pace.
Già nell’antica Grecia, con l’”Antigone” è presente la convinzione che esiste una legge superiore che limita ogni potere, ogni legge positiva umana.
È l’idea di legge naturale che darà luogo a dei meccanismi di garanzia a cui il cittadino – non ogni uomo come tale – possa ricorrere fin dall’epoca repubblicana in Roma.
Un altro preludio lo troviamo nella tradizione inglese, con la sua esperienza costituzionale, gelosa della inviolabilità personale dei propri cittadini, perseguita tramite la netta separazione del potere giudiziario da quello esecutivo.
Infine la visione tipica di San Tommaso di legge e diritto naturale, pur non parlando dei diritti dell’uomo, comporta il rispetto e una certa libertà della persona, che fanno parte della validità stessa di ogni legge.
I diritti dell’uomo sono posti ed esigiti in modo esplicito nell’epoca moderna, quando si colloca l’origine della società e del potere politico nel bisogno del singolo individuo di vedere tutelati alcuni diritti che da solo non potrebbe difendere.
Si tratta del diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà, intesi come diritto a non essere impediti, a non essere spogliati; ma se uno è povero non ha alcun diritto al cibo, alle cure, ai beni.
Erano così diritti solo per l’uomo che ha la possibilità concreta di farli valere, non esisteva invece un diritto a essere messi in condizione di potere di esercitare.
Inoltre solo il cittadino partner del patto sociale poteva avanzare questi diritti nei confronti del potere politico.
I diritti dell’uomo erano di fatto solo diritti di libertà del cittadino.
Nonostante questi gravi limiti, siamo di fronte al primo passo verso una grande conquista: ogni essere umano, come tale, porta in sé alcuni diritti inviolabili da chicchessia, stato compreso, e questo rende sostanzialmente uguali tutti gli uomini, dotati di una dignità che deve essere rispettata.
Certo tutto ciò è troppo poco ed è ben lontano dall’evangelo della pace.
Con la fine della Seconda Guerra Mondiale sorse una nuova coscienza nell’umanità.
Eventi incancellabili e inauditi come Hiroshima, Auschwitz, Dresda hanno cambiato la storia, destando la coscienza della sorte comune dell’umanità.
La propria difesa con l’arma nucleare non ha senso alcuno, di fronte alla possibile distruzione dell’umanità.
Inoltre con il processo di Norimberga e la ineludibile documentazione di torture e massacri di massa, senza nome e senza precedenti, ci fu un ritorno del diritto naturale che precede ed è in grado di giudicare le leggi positive degli stati e di condannare i criminali, rei dei delitti contro l’umanità: violazione dei diritti dell’uomo in quanto uomo e non in quanto cittadino.
Nacque allora una concezione dei diritti umani radicalmente diversa: i diritti dell’uomo provengono da una dignità inerente a ogni essere umano e non vi è sovranità – stato – interesse che ne possa limitare o sospendere la vigenza.
Su questa base nasce la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU.
Inoltre di fronte al cumulo di macerie, di miseria, di fame che copriva la faccia della terra, si capì che, vinti o vincitori, bisognava aiutarsi: la dignità di ogni persona umana non poteva essere soddisfatta solo col riconoscimento della libertà giuridica, ma chiedeva la possibilità reale di esercizio della libertà.
Si iniziava così un cambiamento di mentalità, della logica di convivenza e della stessa funzione dello stato, quale promotore del benessere di tutti i presenti sul territorio.
Questo il clima in cui si costruirono nuove carte costituzionali nel dopoguerra compresa quella italiana del 1948.
Anche la nostra infatti, accanto ai diritti di libertà, riconosce un’altra serie di diritti alla famiglia che veda agevolate le proprie funzioni; alla tutela della salute e cure necessarie; all’istruzione; al lavoro, difeso, retribuito; alla sussistenza, se inabili o privi di mezzi.
Sono diritti di solidarietà come corrispettivo dei diritti di libertà: veri diritti naturali dell’uomo nei confronti della comunità in cui vive.
L’idea è ormai chiara e si fa strada, anche se con fatica e contrasti, nel mondo intero: senza un minimo di diritti di solidarietà economico-sociale è praticamente impossibile garantire l’esercizio dei diritti di libertà cioè la dignità e il libero sviluppo di sé.
Emerge infine un altro elemento di novità: la pari dignità e importanza di tutti gli stati e il riconoscimento dei diritti delle minoranze all’interno dei singoli stati.
Tutti gli stati della terra sono concepiti come partecipi di un’unica comunità mondiale, in cui i più piccoli, o poveri, o deboli dovrebbero essere garantiti nella loro identità dall’intera comunità internazionale.
Nonostante le continue clamorose prepotenze dei potenti, la coscienza di questa solidarietà si diffonde sempre più: una consapevolezza irreversibile che segna una svolta senza precedenti.
Proprio questo è la base della pace nel mondo.