Ivan Maffeis, dal Trentino il nuovo Vescovo di Perugia

Premetto per essere chiari, che non conosco direttamente Don Ivan, il futuro presule che impreziosisce il mosaico religioso della terra Trentina.
Non lo conosco direttamente, dicevo, e quindi rischierei di agire come quelli che si intrattengono a parlare delle bellezze di Firenze, dopo aver consultato solamente guide on line o stampate.
Quindi vado a intuizioni e a deduzioni, senza soffermarmi su riferimenti anagrafici che potete trovare altrove.
Nasce e cresce in terra trentina, precisamente in Val Rendena, quella terra capace di ricavare il pane dalle pietre, per necessità, prima che il fenomeno del turismo di massa portasse sconvolgenti mutamenti alla terra e alla gente.
Persona, quindi, cresciuta a pane e sudore, senza troppe parole.
Le sue qualità si ricostruiscono seguendo il suo impegno con la gente e le responsabilità che gli vengono affidate, sia in diocesi che a livello nazionale.
Il ruolo di dirigere una rivista settimanale, benché di taglio diocesano, richiede più del saper scrivere.
Ci vuole sensibilità, attenzione a ciò che succede, mediazione, equilibrio e, soprattutto, capacità di cogliere negli eventi il senso profondo che li trasforma da mera cronaca a storia di persone, comunità, legate da una trama invisibile agli occhi.
Salomone invocherebbe “un cuore intelligente… per discernere bene dal male”.
E in molte occasioni riuscì a far prevalere l’intelligenza all’opportunismo, andando controcorrente.
La laurea in Scienze delle comunicazioni lo ha portato a Roma negli ambienti curiali per occuparsi di comunicazione per conto della CEI, preludio di compiti più elevati.
Ma “il profumo del gregge” lo ha sempre richiamato alla sua terra, alle origini, alle cose essenziali come la vera forma di ricchezza.
In questi giorni mi è capitato di transitare a Campo Imperatore, uno dei luoghi più spettacolari dell’Abruzzo.
L’arido paradiso terrestre che si distende all’infinito, dove Adamo ed Eva non avrebbero potuto peccare per mancanza di alberi.
Lo sguardo incuriosito si sofferma sugli ultimi greggi che sopravvivono, guidati da pastori erranti in cerca di cibo ed acqua.
Il “profumo di pecore” che si diffonde ovunque rende attuale e comprensibile la fortunata frase di Papa Francesco.
Chi nasce nel gregge non se ne dimentica.
Don Ivan vi ritorna da vero “pastore” in un’altra terra, quella Umbra, ma tra le “sue pecore”.
Buon Cammino.

(Giuseppe Fusi)