
6. Il magistero sulla pace: Dalla guerra giusta alla legittima difesa
“È lecito rigettare la violenza con la violenza”.
Una difesa violenta è considerata legittima se rispetta quattro condizioni:
1.Che non vi sia altra via d’uscita praticabile che la violenza.
2.Che si tratti di un’aggressione fisica ingiusta in atto.
Questo esclude sia la rappresaglia che va giudicata come vendetta mai lecita, sia la difesa preventiva, “il primo colpo”; sia lo ”stato di guerra”, tutti comportamenti leciti nella guerra giusta.
3. L’intenzione dev’essere quella di difendersi, non di mettere in ginocchio l’aggressore.
Perciò mi è lecito fare Lo stretto indispensabile per impedire il male che mi si vuol fare.
Ciò è di grande significato morale!
Non posso considerare l’altro come un nemico cui mi è lecito fare del male: ciò è esigito dalla carità e dal perdono evangelico, mentre è estraneo al concetto di “stato” di guerra, sia pure per legittima difesa.
4.Ci deve essere proporzione fra il bene (= il fine) che intendo difendere e il male (= il mezzo) che arreco.
Il rimedio non può essere peggiore del male ricevuto.
Oggi la guerra è diventata sproporzionata in ordine ogni causa giusta.
Come si può dire che ogni mezzo è lecito se è utile al fine di una sconfitta globale, quando la guerra ha raggiunto il massimo della degenerazione?
Parlando di legittima difesa, non si parla di guerra per legittima difesa.
Vi è una radicale molteplice differenza, sia nelle condizioni di legittimità, sia negli scopi dell’azione violenta, sia nell’animo e nelle intenzioni di chi difende.
È fondamentale tenere distinti questi due concetti con le relative condizioni.
Ciò che avvenne nella seconda guerra mondiale scosse la coscienza di tutti gli uomini pensosi delle sorti dell’umanità!
Pio XII prese posizione il 3.10.1953 e 30.9.1954 affermando un importantissimo principio nuovo per la guerra: quando per difendersi si devono usare mezzi con effetti devastanti incontrollabili, allora sarà doveroso subire ingiustizia piuttosto che usare tali mezzi.
Con ciò viene applicata alla guerra giusta per legittima difesa una condizione che le era estranea, rifiutando così un principio fondamentale della guerra giusta.
Certo è che mettendo in crisi la guerra giusta si metteva in crisi l’idea stessa di stato sovrano.
Tale connessione tra stato sovrano, guerra giusta e legittima difesa fu vista ed esplicitata con chiarezza da Paolo VI nella lettera all’ONU (“La Santa Sede e il disarmo”, nel 1976).
Già nel 1963 Giovanni XXIII aveva dichiarato: “Per questo nella nostra epoca, che si gloria della forza atomica, è alieno dalla ragione (= è irragionevole, disumano, illecito) ritenere che la guerra sia adatta a ricomporre diritti violati”.
Aveva così escluso la prima e fondamentale causa per una guerra giusta: il ripristino dei diritti violati mediante la guerra.
Rimane “non irragionevole” solo la legittima difesa da un’aggressione in atto!
Il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes 79) rifiutò di parlare di guerra giusta!
È un concetto ormai esaurito, insieme con il concetto di stato sovrano.
La sovranità è sempre limitata dal bene dell’uomo, invece l’idea di guerra giusta dipendeva totalmente, dal secolo XVI in poi, dalla sovranità dello stato che per essere salva doveva a un certo punto ricorrere alla guerra.
Per il Vaticano II l’unico esercizio lecito di violenza si configura nella legittima difesa, non nella guerra di legittima difesa: perciò tali azioni belliche dovranno sottostare alle rigorose condizioni della legittima difesa.
Così ci spieghiamo come il papa attuale elogia chi sceglie forme di difesa non violenta, ma parla pure bene di chi è tenuto nelle forze armate a difendere altri da ingiusta violenza.
Il diritto di legittima difesa non è un dovere e i cristiani sono tenuti a rinunciarvi sull’esempio del Maestro; ma posso io rinunciare a un diritto di altri, la cui tutela è affidata a me?
Ai governi non si può negare un “diritto di difendersi “, al solo scopo che i popoli ad essi affidati “siano difesi secondo giustizia”.
E l’avverbio “iuste” richiede semplicemente che si agisca nei limiti della legittima difesa.
È fuori dubbio che il testo rifiuta come non concorde con la teologia della pace l’idea di guerra giusta e con ciò l’idea di stato sovrano nel senso tradizionale.
Questo testo è solo l’inizio di una riflessione sul tema pace – guerra che dovrà seguire linee nuove rispetto alla tradizione, coerenti col vero e globale concetto di pace evangelica.
La necessità di un cambiamento nel nostro cuore e di una mentalità completamente nuova per investigare questo problema è del resto il motivo ricorrente di tutto il numero 82 della Gaudium et Spes.