Incontro Sinodale del 24/3/2022, gruppo “Sulla Tua Parola”

Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta per il terzo millennio!

Nell’incontro si sono condivise storie e cuore, lasciando parlare la vita, nell’ascolto delle domande, delle critiche e preoccupazioni.
“L’ascolto si può fare anche al bar” recita un articolo di Vita Trentina.

Il cammino sinodale è uscire dal guscio dell’Io per respirare il Noi.

Cosa suscita in te la parola Chiesa?

 

 

Nota: l’associazione fra i volti e le risposte è casuale.


Mi rendo conto che è prima di tutto la possibilità di stare davanti al mistero di Dio e della Vita, e di stare in compagnia di chi questo me lo incarna e me lo spiega umanamente. Esempio: sono impotente di fronte alla guerra, ma desidero il bene.
Il coraggio di stare davanti alla vita così, lo trovo solo nella Chiesa che continuamente ripropone il Signore e le sue parole. La Chiesa fatta di volti, di incontri personali.
La Chiesa come istituzione non è la cosa che mi colpisce di più.
Desidero soprattutto che la Chiesa sia storia di amicizia nella fede.
Invece spesso ci si perde nell’organizzare.


La Chiesa per me è una grande famiglia, vorrei che lo fosse, piena di volti noti, desidero non passare inosservata, constatare che per l’altro conto
.

Per prima viene la presenza di Gesù in questa grande famiglia con cose belle e brutte da condividere, non è un gruppo a sé.
È possibile! Anni fa San Rocco era un’unione di famiglie, tutti facevano qualcosa.


All’inizio eravamo proprio così: persone che si sono dedicate a vari servizi, catechesi, diaconato … in tutti i bisogni, sia spirituali che materiali. Io ho fatto per 40 anni il servizio di pulizia alla Chiesa.
La Chiesa è per me partecipazione all’incontro con il Signore nell’Eucarestia e nel Signore trovare la forza per andare avanti.

 

Comunità di famiglie: famiglia di famiglie che si trovano davanti al Signore per pregare.
Fare comunità è accettare tutti: con pregi e difetti. Agli inizi, prima della costruzione dell’edificio attuale eravamo più uniti, anche fuori gli incontri erano più sentiti. Chiesa come luogo è anche trovarsi per parlarsi, non solo per pregare. Sostenersi.

 

 

Porte aperte per l’incontro con il Signore: silenzio, serenità, pace …  e poi la comunità:
trovarsi e confrontarsi per vivere meglio il Vangelo.

 

Nel corso della mia vita ho avuto varie visioni di Chiesa: preconciliare, aperta ai laici, l’arrivo dei movimenti.
Adesso per me la Chiesa è Gesù Cristo che si concretizza. Lui è il perno. Voglio vivere con Cristo, nel cammino tracciato dai successori, sulla pietra in cui Lui edifica la sua Chiesa. Negli interventi precedenti si è parlato di comunità aperta: è vero, possono esserci cristiani che manifestano meno il volto di Gesù dei non credenti: tuttavia senza guida non stiamo in piedi: vescovi uniti al papa guidati dallo Spirito. Se mancasse la guida, tutta la buona volontà e gli stessi sacramenti non basterebbero: l’umanità va guidata.


È comunità dei credenti in Cristo: quando si dice che siamo tutti fratelli l’orizzonte si allarga e penso che tutti possano farne parte. C’è l’esigenza di chiedersi come abbracciare tutti: come possiamo incontrare tutti quelli disponibili?

 


Ricordo una frase di una suora di clausura: in Chiesa entra per pregare, esci per amare.
Se noi rapportiamo alla Chiesa queste parole non serve altro: è il Signore che ti offre gli strumenti per amare in concreto.
Le esperienza vanno raccontate in dialetto!

 

La nostra piccola esperienza è un momento in cui bisogna anche accorgersi dei limiti.
Guardando alla nostra vita constatiamo che il Signore non è venuto per creare una religione fatta di riti, ma per dare a ogni uomo, nella vita di tutti i giorni, la presenza di Dio.
La liturgia, la preghiera hanno senso nel momento in cui c’entrano profondamente con la vita.
La Chiesa è prima di tutto quotidianità: il sabato è per l’uomo.

 

Bello il segno di don Gigi che dopo messa esce a incontrare le persone:
ti chiama per nome!

 

 

Dio è tutto in tutto: ogni bene, bellezza, sorriso … c’entrano con Dio, però la comunità dei credenti è il luogo dove questa consapevolezza cresce, è educata.

 

Qual è la mia esperienza di comunità credente?

 

 

La mia prima comunità credente è stata la famiglia, poi crescendo è stata la compagnia di amici nella fede, presenti nei momenti di gioia e di dolore: non idee ma vita, che sgorga dalla vita di Cristo, un nuovo umanesimo.

 

 

Per me è un modo di vivere la comunità tra le persone, nei gruppi parrocchiali e di quartiere: Filo Continuo, Quartiere solidale, Punto di Ascolto, un’apertura e un desiderio di aiuto concreto.

La mia prima esperienza è quella della fede viva e sorridente di mia mamma.
Poi la ricerca di un di più e gli incontri, inaspettati e decisivi.
La mia vita di fede è sempre stata legata a incontri, amicizie, rapporti.
Non saprei dire la fede come qualcosa di esclusivamente personale.
Questa esperienza di speranza condivisa e di testimonianza reciproca, mi fa desiderare di vivere così, con tutti.

Sei chiamata a dare qualcosa: io ho sempre dato (catechesi, aiuto in cucina nei campeggi..) e ho sempre ricevuto di più di quello che ho dato. Adesso che sono anziana ho dato disponibilità per il servizio della lettura della Parola di Dio.
Mi sento accolta bene e mi sento parte della comunità.
Essere disponibili e aperti agli altri e non chiudersi nel proprio guscio.
Un sorriso, un saluto.

 

Ringrazio Dio di aver sempre fatto parte di una comunità: ho iniziato da piccola con l’Azione Cattolica, poi ho prestato servizio come assistenza ai malati e in altri gruppi, belle esperienze con le persone che incontri, esperienze di comunità.

A 14 anni il nuovo parroco mi ha coinvolta dicendomi: pensi che per essere cristiani basti solo andare a Messa?
Da lì sono iniziate tante svariate attività. Sistemazione registri, catechesi … Lui è stata la persona che mi ha scrollato.
Pur con i miei limiti mi sono sempre resa disponibile e mi sono arricchita umanamente e spiritualmente.
Amicizie vere che durano nel tempo, questa è la mia realtà di adesso.

 

C’è l’esigenza di vivere la fede: ci sono incontri e nella vita di fede ci sono svolte: è un dono!