Il volto dell’uomo-Dio: Gesù Cristo (Meditazione don Fiorenzo)

“Il volto di Gesù cambia di aspetto”, leggiamo nel Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima.
Si trasfigura e diventa radioso.
Che cosa c’è di più bello del volto umano?
Che cosa non vi si può cogliere: stupore, amore, passione, gioia, nostalgia.
Gli innamorati si bevono con gli occhi reciprocamente, mirando il volto l’uno dell’altro.
Sembra proprio l’anelito dell’innamorato, il bisogno profondo di vedere la persona cara, di abbracciarla, di accarezzarla.
Ricordo che la mia mamma, quando arrivava qualcuno che le stava a cuore, diceva:
“Ti vedo volentieri come il sole che sorge”.

San Giovanni della Croce, dottore della Chiesa, tra i più grandi mistici e poeta, scriveva nel suo testo “O fiamma d’amore vivo”:
“Guarda che il mal d’amor non guarisce se non con la presenza e la vista dell’amato e dell’amata.”

Il volto umano è il più bel libro che si possa scrivere, lo si fa insieme perché tutto lascia traccia sul volto: anche diventando maturo, e invecchiando, con i segni del tempo, la persona continua a risplendere; il volto è la porta aperta con cui io posso uscire da me stesso per incontrarti e permetto al fratello e all’amico di fare altrettanto.
Tutto questo avviene grazie alla fiducia, alla fede: in questo modo colgo i segni che l’altro mi invia, mi lascio condurre e approdo al mistero del cuore di quella persona, sono ammesso al segreto della sua vita.
Tutti ricordiamo “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, e si tratta della perla di quel libro che appartiene alla letteratura mondiale:
“In queste cose non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. “
È il mistero che affascina, per cui il volto umano diventa il luogo privilegiato per incontrarsi e leggere l’anima l’uno dell’altro.
Dobbiamo abituarci a guardarci in faccia!
Senza tenere gli occhi bassi e sfuggenti; molte volte questo avviene per non coinvolgersi, per non lasciarsi interpellare e così, come dice il Papa, “Si globalizza l’indifferenza”.
Occorre cercarsi con gli occhi e avere uno sguardo d’amore.
Il Papa prosegue:
“Bisogna toccare la carne dell’uomo, del fratello, del povero in particolare, perché così si tocca la carne di Cristo e si partecipa al grande mistero della comunione dei Santi. È bello pensare che tale sia stato anche il volto di Gesù, Lui che poteva dire: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore.”
Lo sguardo di Gesù lo possiamo sognare, così come si posava mite, tenero, accogliente, fiducioso, incoraggiante su tutti indistintamente, soprattutto sugli scartati e i rifiutati della società.
Gesù non escludeva nemmeno la gente della strada, che può essere anche rognosa e pericolosa.
Che cosa possiamo pretendere da chi è ridotto a vivere sulla strada?
Nel momento radioso della Trasfigurazione, in intimità con il Padre: “Il suo volto cambiò di aspetto”.
Che intesa, identità di vedute, sintonia profonda, tra il Padre e Gesù che si incammina verso il Calvario!
Al punto che Gesù esclama: “Mio cibo è fare la volontà del Padre.”
E “Io e il Padre siamo una cosa sola.”

Ed è così che il Padre lo sostiene, lo incoraggia a continuare verso il Calvario, senza scendere a compromessi per salvare se stesso.
È il mistero più assoluto, il fatto che il Padre non sia intervenuto, ascoltando il grido disperato del Figlio che lo supplicava: “Padre perché mi hai abbandonato?”
Il Padre non fa di questi miracoli, ma è intervenuto dandogli la forza di andare fino in fondo e dare la vita per noi.
I discepoli, nella Trasfigurazione, hanno visto tutto questo ed è così che poterono dire:
“Maestro, è bello per noi stare qui.”

In questo modo i volti possono incontrarsi e porre le fondamenta per un’intesa definitiva di tutta una vita.
Come dice Paolo: “La speranza non delude.”
Certo, si tratta di attimi, quasi un’estasi!
Poi tutto ritorna normale, tutto come prima nel quotidiano, opaco.
Non si può rimanere sul Tabor: bisogna scendere a terra tutti i giorni, senza vedere più nulla di speciale.
“Non videro più nessuno se non Gesù solo.”
È nella fedeltà di ogni giorno che si costruisce insieme la vita.
Lo splendore del Tabor, quello sprazzo di azzurro nel grigiore di ogni giorno, è un dono, per affrontare fiduciosi il cammino che ci attende.
Gesù con Mosè ed Elia parlava dell’esodo, cioè del cammino verso il Calvario che lo attendeva.
Quel volto radioso diverrà poi sfigurato dal dolore, coperto di sputi e di sangue, con gli spasmi dell’agonia.
Ma allora, come oggi, non dobbiamo lasciarci abbattere: il Dio crocifisso infatti, non è il perdente, lo sconfitto!

Quella gloria, che contempliamo in momenti particolari di grazia, ci prepara ad attraversare la valle oscura della vita.
Questo è il destino di ogni discepolo, disposto a seguire il maestro per amore, disposto a percorrere la sua stessa strada, lasciandosi “sfigurare” per essere un giorno anche lui “trasfigurato” e conoscere la gioia della visione del volto di Dio: “Il tuo volto io cerco Signore!”
“Come la cerva anela ai corsi delle acque così l’anima mia anela a te o Dio”
Don Fiorenzo